Dietro le quinte di un’opera d’arte, l’origine del ciclismo moderno
Il 23 gennaio 1984 un campione di 33 anni, che qualcuno aveva creduto a fine carriera, si presentò al Centro Deportivo Olimpico di Città del Messico, determinato a fare la storia.
Francesco Moser, stella del ciclismo mondiale che, con 273 vittorie su strada da professionista, risulta a tutt’oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi, aveva vinto varie tappe al Giro e al Tour, tre edizioni della Parigi-Roubaix, due Tirreno-Adriatico e due titoli mondiali, su strada e su pista. Ma l’Ora era il suo sogno, il modo in cui aveva deciso di diventare leggenda.
Per prepararsi al meglio si era affidato alla scienza, alla nutrizione e alla tecnologia. Aveva a sua disposizione tutta l’Equipe Enervit, che Paolo Sorbini, primo a concepire l’impresa, aveva messo insieme per abbattere il “muro” costruito, alle soglie dei 50 km orari, da Eddie Merckx. Sembrava un’impresa impossibile.
Quando la lucida follia di una mente geniale e il cuore di un super atleta si uniscono, anche i muri possono cadere.
Come ricorda il campione, “Mi accennò l’idea durante il giro d’Italia dell’83, ne riparlammo in un incontro alla fine della corsa a tappe. Paolo Sorbini ci credeva e il suo entusiasmo mi convinse».
Per mesi Francesco seguì il piano nutrizionale e di allenamento messo a punto dall’Equipe Enervit, diretta da Enrico Arcelli, della quale facevano parte, tra gli altri, Aldo Sassi (preparatore atletico), Ferruccio Ferrario (TestEquipe) e Antonio Dal Monte (ruote lenticolari e posizione sulla bici).
embre Moser si era trasferito in Messico con tutta la famiglia, per la delicata fase di acclimatamento, fattore chiave, sottovalutato undici anni prima da Merckx.
Molte le innovazioni a sua disposizione. Furono messi a punto il TestEquipe, il primo vero cardiofrequenzimetro da polso, e un telaio da bici che privilegiava stabilità e rigidità rispetto al peso, vennero create le mitiche ruote lenticolari, per fendere meglio il vento, e fu realizzato uno speciale manubrio a corna di bue, che obbligava il campione alla posizione di massima aerodinamicità. Tutto ciò grazie anche all’ottimo lavoro della Cicli Moser.
Ricorrendo al monitoraggio dei dati acquisiti su un “potente” computer Olivetti, e incrociando velocità critica, frequenza cardiaca e soglia di potenza aerobica, venne identificato il momento esatto in cui gli atleti iniziano ad affaticarsi e, per la prima volta della storia del ciclismo, venne applicato il test Conconi.
Fu, infine, studiato il ruolo dei carboidrati e delle proteine a sostegno delle performance atletiche. Sembra incredibile, ma fino a pochi anni prima la colazione pre-gara era costituita da grandi bistecche e il regolamento delle corse a tappe vietava espressamente di rifornire i corridori in corsa. Anche perché, si credeva, bere avrebbe “tagliato le gambe” anche al ciclista più forte.
Il 19 gennaio era previsto solo un allenamento, ma dopo il riscaldamento l’Equipe Enervit intuì che il campione, che avrebbe dovuto aspettare l’arrivo di un folto gruppo di tifosi dall’Italia, aveva i giri giusti. Venne dato l’input di continuare a forzare e il muro crollò. Record alla velocità di 50,808 km orari. Ma i tifosi non potevano essere traditi: Moser decise di provarci ancora, questa volta per superare se stesso.
La mattina del 23 gennaio, alla quota di 2777 metri, la temperatura era di 20° e l’umidità al 50%: le condizioni perfette.
Francesco iniziò a spingere con regolarità il “rapportone” da 56×15 e lasciò fluire le gambe, mantenendo un ritmo che niente sembrava poter turbare. Il cronometro segnò il nuovo record: 51,151 km orari. Il pubblico impazzì. La rivoluzione era compiuta.
Il Record dell’Ora del 23 gennaio 1984 segnò la nascita del ciclismo moderno. Enervit e Moser dimostrarono che la bicicletta non è solo uno strumento meccanico, ma può diventare un’opera d’arte, frutto di innovazione e ricerca. Le innovazioni di allora sono ancora, dopo 40 anni, validissime e modernissime e hanno alimentato, e alimentano ancora oggi incredibili emozioni.
Moser fu il primo a oltrepassare il limite dei 50 chilometri e, soprattutto, a far sognare i tifosi di tutto il mondo. Francesco Moser divenne il Re dell’Ora e lo sarà per sempre.
FONTE:https://www.enervit.com/it